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SOSTENIBILITÀ
AGROALIMENTARE

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Abbiamo intervistato sul tema della sostenibilità agroalimentare la Professoressa Roberta Capitello, docente di Economia ed estimo rurale all’Università di Verona, coordinatrice del progetto europeo Suschoice.
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Avete recentemente avviato una vasta indagine tesa a rilevare le attitudini dei consumatori verso le scelte alimentari sostenibili, sia in forma diretta che attraverso vari stakeholder, tra cui le associazioni dei consumatori.
A che punto è l’indagine e quali risultati stanno emergendo?

“Per fare sostenibilità è necessario avere un sistema che coinvolga l’intera filiera agroalimentare, non basta raggiungere solo la fase agricola, ma anchela trasformazione, la distribuzione e altri intermediari come la ristorazione e il turismo, per arrivare al consumatore finale”

“Si tende ad enfatizzare la sostenibilità ambientale a favore del consumatore (assenza di pesticidi ecc.) ed a trascurare l’impatto sull’ambiente e dunque le pratiche che salvaguardano le risorse ambientali e gli ecosistemi”

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Secondo quanto osservato, il gap fra valori e intenzioni dei consumatori e i comportamenti effettivi di acquisto, dipende di più dalla  difficoltà di riconoscere i prodotti sostenibili da quelli che non lo sono o da un’offerta troppo limitata e costosa? Insomma la sostenibilità va  soprattutto prodotta di più o soprattutto comunicata meglio?

"La conoscenza sostiene la motivazione del consumatore e la certificazione rafforza questa conoscenza: oggi però mancano criteri omogenei lungo la filiera, ad impedire che la sostenibilità sia genericamente attribuita a prodotti che hanno certificazioni diverse e presentano disomogeneità rispetto ai coefficienti e indicatori di sostenibilità." 

"Il prezzo da una parte è una barriera alla scelta dei prodotti sostenibili (a volte molto più costosi), dall’altra li fa diventare status symbol: un rischio che il mercato sta vivendo.

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A livello di policies, ad esempio in materia di claims e di etichettatura,
certificazioni di qualità ecc., avete formulato o pensate di formulare indicazioni
per il legislatore che possano supportare una maggiore trasparenza e la possibilità per i consumatori di valutare il prodotto?

"Oggi sono penalizzate le piccole aziende che non si possono permettere una certificazione.  Il legislatore si deve impegnare ad assicurare omogeneità nell’attestazione e comunicazione della sostenibilità, scegliendo la certificazione di sistema, di distretto, che supporta una politica di sviluppo territoriale sostenibile e include altri settori come quello turistico e della piccola manifattura."

"E’ ora di usare il QR code e la realtà aumentata per una comunicazione più ampia e trasparente sul prodotto che includa aspetti sociali e ambientali."

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Ritiene che eventuali incentivi pubblici alle produzioni sostenibili siano uno strumento sensato o un elemento di  distorsione del mercato? Potrebbero invece funzionare meglio delle norme restrittive su aspetti specifici, come la sostenibilità del packaging, da applicare erga omnia?

"Le norme restrittive non hanno mai funzionato bene nel nostro Paese: non mi sento di dire che questa sia la soluzione ideale, mentre gli incentivi mirati ad obiettivi specifici sembrano più promettenti. Lotta integrata, riduzione dell’uso di risorse naturali e rispetto degli ecosistemi ad esempio."

"C’è ancora incoerenza lungo la filiera e molti prodotti biologici nella GDO sono confezionati nella plastica: occorre formazione tecnica per tutti gli operatori del sistema agroalimentare".

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