Il nostro modello di sviluppo ha seguito per decenni un paradigma lineare: prelievo di risorse dalla natura, produzione di beni, immissione nell’ambiente di rifiuti. Le risorse naturali non sono infinite e non lo è neanche la capacità di assorbimento degli agenti inquinanti da parte degli ecosistemi: i cambiamenti climatici in corso ne sono un indicatore evidente.
Inoltre, le esternalità negative del modello tendono a colpire maggiormente aree del pianeta già in difficoltà sul piano economico, sociale e politico, aggravando tensioni e rischio di conflitti.
Dunque, l’economia lineare non è più sostenibile e deve essere sostituita con un modello di economia capace di rigenerare le risorse dai prodotti a fine vita, utilizzare energia da fonti rinnovabili, minimizzare il prelievo di acqua e materie prime dalla natura, abbattere decisamente le emissioni di gas serra ed altri inquinanti. In più, deve essere capace di creare valore sul piano sociale, attivando forme di partecipazione, solidarietà e condivisione.
A questo modello economico si è dato il nome di economia circolare, perché imita i cicli naturali in cui nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si rigenera e si riutilizza.
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